Ci aspetta una lunga campagna elettorale

“Abbiamo finito le elezioni e finalmente i toni diventeranno accettabili e il nuovo esecutivo, a fronte di una situazione difficile dal punto di vista geopolitico ed economico, potrà concentrarsi su priorità ben definite.”

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Davvero?

In realtà io credo che ci aspetta un lungo periodo di campagna elettorale, quindi rassegnamoci a certi toni e grida e a scelte che non sembrerebbero prioritarie.

Le ragioni sono connesse alla composizione delle forze in campo, sia dal lato dell’esecutivo e la sua maggioranza, che dal lato della opposizione.

Se da un lato, infatti, le opposizioni necessitano di visibilità (e FdI ha insegnato che più si grida più si è apprezzati) dall’altro nel governo la lega e Salvini hanno bisogno di recuperare il terreno perso partecipando ai governi precedenti.

Il peso di questa permanenza ha avuto un riflesso elettorale evidente nei numeri, ed un calo nell’appeal di Salvini sul sulla sua base elettorale. Evidentemente però, internamente alla lega, pur con malumori e distinguo, nessuno ha ancora la forza politica di sostituire Salvini, cui va riconosciuto di aver creato attorno alla sua figura un culto della personalità e dell’uomo forte (si pensi al soprannome che è stato creato ad arte dai suoi esperti di comunicazione) che ha attirato molti elettori.

Il risultato delle elezioni ha visto parte dell’elettorato leghista muoversi verso Fratelli di Italia che essendo all’opposizione aveva mano più libera nel fare proclami e grida, cosa che, però, in qualche modo vincolerà le sue prossime scelte.

Per la Lega la questione è ardua, non essendo all’opposizione la unica strada è alzare i toni per far vedere al suo potenziale elettorato (confluito in parte in FdI) il “valore” che non è stato percepito. E la necessità di evidenziare la presenza nell’ennesima compagine governativa la propria immagine pur non creando problemi all’esecutivo.

Da qui i cavalli di battaglia soliti, con post ed esclamazioni varie, elementi di trionfalismo e populismo puerile. La presenza su twitter della lega, in questo momento, è poco diversa da quella che si aveva in campagna elettorale, si differenzia non per gli argomenti ma per i toni trionfalistici con evidente autoattribuzione.

Anche le strizzate d’occhio filoputiniane della lega assolvono a questa esigenza in contrapposizione, per altro diretta, a FdI. Una serie di distinguo che serve a marcare il territorio per la sopravvivenza elettorale futura.

Esiste quindi, all’interno della maggioranza, una esigenza di competere sullo stesso elettorato di riferimento per recuperare o mantenere posizione. Esigenza che va espressa con azioni che diano visibilità e soddisfazione ad alcune aree del loro elettorato di riferimento che, in larga parte, si sovrappone.

A riprova di ciò sia lega che FdI si contendono ancora le simpatie dell’elettorato novax ed in area di complotto che, pur essendo minoritario, ha un notevole volume comunicativo.

Certe leve assolvono alla esigenza di avere dei moltiplicatori di comunicazione sopratutto nei social, dove le bolle di comunicazione create dagli algoritmi usati, permettono di amplificare certi messaggi su elettorati ben precisi.

Questo comporterà una certa radicalizzazione della comunicazione e guiderà alcune scelte dell’esecutivo, come ad esempio i riferimenti alla pandemia o all’immigrazione, canali di sicuro appeal e facilmente spendibili nei social.

Abbiamo quindi da un lato l’opposizione che deve fare campagna elettorale interna per recuperare consensi e mantenere visibilità, dall’altro due delle 3 compagni al governo che hanno necessità di continuare la campagna elettorale per gestire i movimenti interni.

La posizione di Forza Italia, in questo momento, rimane defilata, probabilmente a causa della necessità di sistemare le cose in casa propria sapendo che, probabilmente, hanno raggiunto il minimo della loro base elettorale e che sotto difficilmente possono scendere. Il problema di FI non risiede nella possibilità di perdere voti nei confronti di Lega o Fratelli di Italia, ma da come si muoverà e ridefinirà la opposizione. L’identità centrista di FI è infatti l’elemento di distinzione forte rispetto ai due alleati di governo.

Sarà interessante vedere quale sarà la nuova anima del PD, se prenderà una identità sua o rimarrà un coacervo di istanze anche antitetiche senza avere la capacità di sintesi politica che aveva, ad esempio, la vecchia democrazia cristiana.

A momento è una scatola “vuota” che aspetta di avere contenuti, quindi al momento si rimane alla genericità di una opposizione di facciata. Del resto la mia impressione è che tutta la campagna elettorale improntata al “loro sono il peggio” nei confronti della compagine che ha vinto fosse l’unico legame interno che unisse le varie anime del PD.

In questo senso il movimento 5 stelle ha gioco più facile potendo esprimere con meno vincoli posizioni anche più rigide (dualmente a quello che fece fratelli di italia quando era all’opposizione) e strizzare l’occhio anche alle posizioni più filorusse (in diretta concorrenza alla Lega).

Se il “terzo polo” “centrista” riuscirà ad assumere una valenza politica di riferimento tale da attirare consensi a destra (principalmente in area FI) probabilmente vedremo anche la terza componente dell’esecutivo aumentare la pressione comunicativa. Forse le elezioni regionali, in questo senso, potranno darci indicazioni. certo che i movimenti, ad esempio, in lombardia indicano nell’elettorato di centrodestra un loro target di riferimento.

Il risultato della situazione corrente è che non è difficile immaginare che ci sarà una polarizzazione ulteriore e un inasprimento dei toni comunicativi tra i vari soggetti coinvolti, recuperando anche argomenti che sembravano “chiusi”.

Questo perché su alcuni temi importanti, come quelli economici, occorrerà fare scelte non completamente allineate alle promesse elettorali e quindi, in virtù delle esigenze di visibilità, si punterà comunicativamente ad altro.

Anche perchè tali polarizzazioni sono più facilmente spendibili sia a livello di social media che di “giornalismo politico”

Vedremo.

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