Lettere mai scritte: Al Presidente della Repubblica Italiana

Al Presidente della Repubblica Italiana

 

stendardo del Presidente della Repubblica Italiana, modello del 1965. :Il blu è stato reso come Pantone Reflex Blue. (Photo credit: Wikipedia)

Caro presidente,

                                    mi permetto di scriverle in quanto riconosco in lei la massima carica istituzionale della Repubblica Italiana. In questo momento cosi difficile per me e per tutti i miei concittadini le chiedo cortesemente di avere un occhio di riguardo verso le sorti della nostra Patria.

In questi ultimi 20 anni ho assistito ad un costante ed inesorabile declino di quello che, una volta, era chiamato il Bel Paese. Un declino, prima che economico, morale e culturale.

Lei fa parte di una vecchia schiatta di uomini che questo paese lo hanno fondato, lottando contro i propri fratelli durante la dolorosa guerra civile che sconvolse l’Italia con l’avvento e la caduta del fascismo, ricostruendo dalle macerie una società lacerata, ferita e divisa. Lei ha potuto conoscere quei padri fondatori che molti di noi hanno solo conosciuto attraverso i libri, o per vaghi ricordi di infanzia: Berlinguer, Enaudi, Pertini, De Gasperi, Calamendrei, Saragat, Togliatti , de Nicola … uomini con visioni politiche spesso agli antipodi ma accomunati dal desiderio superiore di servire il proprio paese.

Cosa è successo, chiedo presidente a lei che è stato occhio storico e vigile delle vicende italiane, al nostro paese? quando si è varcata quella soglia che ha portato alla attuale rovinosa caduta?

Fa male vedere come il paese della cultura, della finanza, dell’industria si sia ridotto ad essere lo zimbello di una europa che ci guarda incredula. Abbiamo creato le prime università, abbiamo inventato il sistema bancario, ed abbiamo persino dato lume e risorse alla tecnologia, dalla plastica al computer, tutte invenzioni del bel-paese.  Ma se Federico Faggin, che ha inventato il Microprocessore, fosse rimasto in Italia avremmo avuto noi la Intel?

Non si tratta di piangere sul passato, Presidente, ma di tremare di fronte alle nubi che stanno oscurando il nostro futuro, il mio di 48-enne disilluso dalla sua patria e quello di mia figlia di 10. Di vedere lo sguardo disamorato di mia moglie divenuta cittadina italiana perché amava questo paese e poi intristita nel vederlo decadere anno dopo anno di fronte ai suoi occhi nell’ultimo decennio.

Le dicevo del decadimento morale e sociale di questo paese, non vorrei sembrare qualunquista ma mi sembra innegabile che questo sia avvenuto in tutti i campi, come è possibile che l’italiano non richieda più nemmeno la parvenza di un rigore formale ai propri rappresentanti politici? Accettiamo come un dato di fatto che la politica è corrotta e non facciamo una piega di fronte a scandali e malversazioni. Non ci indigniamo neanche se un politico eletto viene ripreso mentre afferma, con innegabile candore, che lui come tutti gli altri è li solo per arrivare alla pensione. Non me ne voglia l’Onorevole Antonio Razzi se lo cito ad esempio, ma è proprio da queste minuzie che parte l’abisso cui siamo diretti. Eppure peggio ancora del comportamento inqualificabile del singolo, è il fatto che la stessa macchina dello stato si muove nel senso di vessare i cittadini prostrati. E non è solo per la cronica mancanza di efficienza della macchina statale, ma per il suo atteggiamento nei confronti del cittadino. Ne sia esempio, in questi momenti di difficoltà, il comportamento delle funzioni preposte alla riscossione dei tributi. Intendiamoci, le tasse si devono pagare, ma quando questo pagamento è artefice della rovina economica del soggetto? Abbiamo visto incrementare il tasso di suicidi, oramai non fanno più notizia, ma se si ha la voglia ed il coraggio di leggere su twitter si sentono le grida ed i lamenti di coloro che non hanno retto. Eppure la macchina statale, forte coi deboli e debole coi forti, prosegue inesorabile e quando non può agire in prima persona delega un terzo, come equitalia, dandogli capacità operative che allo stesso stato sono negate. ed allora anche il sequestro della casa può essere giustificato e giustificabile. ma quale tassa può giustificare la perdita della casa di una persona? Dove sono finiti parole e senso dei primi articoli della nostra costituzione ove si dice chiaramente che è compito dello stato rimuovere gli ostacoli al progresso ed alla crescita sociale culturale ed economica del cittadino? Come può lo stesso stato porsi come ostacolo oggettivo?

Decadimento morale significa anche schiere di funzionari della agenzia delle entrate che, con la scusa di non poter far altro perché cosi è la legge, procedono a dare multe a disoccupati fingendo una compassione che è solo una faccia della loro codardia. Mascherarsi dietro il dovere mentre si infligge una punizione eccessiva ad un essere umano già prostrato non è forse simile al comportamento di quei soldati che “eseguivano gli ordini”?

Eppure, Presidente, continuiamo ad assistere ad un indecente balletto in parlamento, luoghi che dovrebbero essere sacri sono calpestati da comportamenti vergognosi. Un peccato perché questa Italia è anche patria di gente per bene, con un grande cuore e generosità, capace di slanci imprevedibili.  è anche una Italia capace di comprensione ed amicizia, integrazione e scambio fruttuoso di culture. Allora perché si è dato voce ad una Italia che è l’esatto opposto?

Non sono uno di quelli che da la colpa alla classe politica, la colpa è di tutti noi che non chiediamo ai nostri politici uno standard morale ed etico superiore (eppure li chiamiamo onorevoli), che siamo collusi ai comportamenti errati. L’Italia ha votato ed eletto questa gente, ha mantenuto un sistema di privilegi e favoritismi, ha accettato di distruggere il suo patrimonio culturale ed economico per poi raccontarsi le favole del tipo che la nostra forza è nella piccola media impresa. Neghiamo l’evidenza per evitare di giudicare noi stessi, e ci offendiamo quando gli altri ci mostrano le nostre oggettive mancanze. Eppure avrebbe dovuto gridare allo scandalo la statistica OCSE sul grado di alfabetizzazione del nostro paese.

Ma perché stupirsi se poi basta girare in macchina per apprezzare il livello di ineducazione degli Italiani, tra il modo di guidare, alla spazzatura ai bordi delle strade, al manto stradale rifatto cosi male che ha più buchi di un famoso formaggio.

Disinvestiamo sulla scuola, abbiamo un tasso di analfabetismo di ritorno molto alto, troppo alto per un paese “moderno”, latitiamo su tutti i fronti, abbiamo un livello di dissesto idrogeologico da allarme rosso perché mai ci dovremmo stupire dei rifiuti che la mafia ha sotterrato un po ovunque lungo tutto lo stivale. E ci voleva una intervista di un pentito al telegiornale per muovere una ricerca… e le istituzioni preposte dove erano? Dove sono?

I soldi? So che mancano, mi creda so benissimo che mancano, ma non sarebbe proprio per questa mancanza che occorrerebbe uno sforzo che parta dall’alto, come esempio? Invece gli unici emolumenti che continuano ad aumentare sono quelli dei “top Manager” di banche fallimentari ed aziende sull’orlo di una crisi di nervi e di solerti alti dirigenti pubblici, che tutto hanno fatto tranne che incidere sulla efficienza ed efficacia dei servizi che dovrebbero gestire. 

Vorrei dire a Onorevoli Parlamentari e Senatori, che se da loro per primi e dai rappresentanti delle istituzioni non arriva il primo esempio difficilmente gli altri si sentiranno in dovere di comportarsi altrimenti. Lo so che non è tagliano il loro stipendio che si risolvono i problemi dell’Italia, ma se coloro che sono chiamati a tale alto incarico, che è un incarico di sacrificio e non un premio, non danno l’esempio come si può costruire un substrato morale ed etico tale per cui l’esempio ricada positivamente sugli altri?

Purtroppo temo che tali preghiere rimangano inascoltate, forse persino se venissero da lei cadrebbero nel vuoto od in un ossequio formale quanto ipocrita. Del resto da noi si è maestri nel cambiare tutto per non cambiare niente.

Mi scusi lo sfogo, capisco che dal suo alto scranno ben altre siano e preoccupazioni e ben altra sia la visione di quello che serve. La mia speranza di un richiamo agli italiani alle loro responsabilità a tutti livelli ordini e gradi, a cominciare da chi ha in mano il timone di questa barca non suona più di un sospiro di un insetto, che viene schiacciato perché inutilmente fastidioso.

Io e molti altri continueremo a lottare per sopravvivere, cercando di mantenere rispetto di noi stessi ma con il peso di vedere quello che amavamo in rovina.

E non ci si incolpi o accusi di esterofilia se poi cerchiamo di andare all’estero per ritrovare una dignità che il nostro paese ci nega.

La ringrazio comunque Presidente, per l’arduo compito che ha scelto di sostenere sulle sue spalle. E spero che le scelte fatte siano tali da smentire i miei presagi più neri.

Con amicizia, gratitudine e rispetto

Antonio Ieranò

 

 

 

 

 

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