l’AGICOM (ica) piracy shield de no atri

ok magari ve lo ricordate ma in molti, anche io, avevamo fatto previsioni di come sarebbe andata.

ma ovviamente cosa poteva andare storto, l’AGICOM (ica) ci ha abituato da anni a grandi approcci tecnologici infallibili. siamo noi le cassandre negative.

Immaginiamo un mondo in cui il “Piracy Shield” italiano, con tutta la sua zelante determinazione nel combattere la pirateria online, finisce per assomigliare un po’ troppo a quel nonno che, nel tentativo di cacciare un topo dalla casa, finisce per demolire le pareti con un mazzuolo. “Via la pirateria!” grida con fervore, mentre dietro di lui una scia di siti legittimi cade come un castello di carte al minimo soffio di vento.

È come se, nel tentativo di creare una rete più sicura e legale, abbiano invece organizzato una festa in maschera dove, per errore, invece di bandire solo i “cattivi pirati”, hanno finito per chiudere la porta in faccia a capitani, marinai, e persino ai pappagalli innocenti. “Tu là, con il cappello a tre punte, non importa se stai solo cercando di leggere l’ultima uscita del tuo autore preferito, qui non entri!”

E poi c’è l’utente medio, che cercando di navigare online si trova davanti a un mare di “Accesso Negato”. Immagina di voler solo acquistare legalmente l’ultimo album del tuo artista preferito, ma scopri che il sito è stato bloccato perché qualcuno, tre server più in là, ha deciso di condividere illegalmente una foto di un gatto che indossava un cappello da pirata. “Mi dispiace, caro navigatore, questo contenuto è stato bloccato per proteggerti dalla pirateria. Per favore, goditi questa GIF di un gatto che balla, come consolazione.”

Non è verosimile? Ed infatti, ops,

Piracy Shield, la piattaforma nazionale anti-pirateria, ha già mirato al bersaglio sbagliato | Wired Italia

ebbene si, si sono oscurati siti che non trasmettevano streaming, e, tra l’altro, in maniera abbastanza caotica.

ma come?

quelli che l’AGICOM (ica) non erra mai

la domanda è errata, la domanda dovrebbe essere: chi paga?

Si perché se assumiamo che qualcuno tenga in piedi per legittime attività commerciali, e tali attività vengono impedite senza una valida ragione vi è un danno, e tale danno andrebbe coperto da chi ha causato tale blocco.

Potrebbe essere chi ha riferito quegli IP? Potrebbe essere l’AGICOM (ica)?

Vai a vedere che come spesso accade da noi l’accountability è creata come il piracy shield: non sarà individuabile nessuno che sia da ritenersi responsabile.

Del resto visto che il sistema non prevede verifiche preventive ne nessun controllo umano (e potrebbero far finta di usare l’AI per un minimo di controllo?)

Rispetto ai siti oscurati senza motivo, l’autorità ricorda che hanno cinque giorni dall’oscuramento per promuovere ricorso. Tuttavia, la lista degli indirizzi Ip bloccati non è pubblica: vengono forniti solo numeri aggregati. 

Dall’articolo di Wired

E qui abbiamo il solito delirio giuridico in cui a dover chiedere che sia ripristinata la legalità è la vittima e non chi ha commesso l’abuso. geniale come sempre

(accountability de no artri lo ho già detto?)

Insomma un sistema pensato male, implementato peggio, gestito con le terga con la solita aberrante tendenza a costruire il tutto per evitare di prendersi la responsabilità.

Insomma la classica digitalizzazione all’italiana.

insomma (o insottrazione) ?

In fondo, l’humor nella situazione nasce dall’immagine di questo gigantesco e maldestro tentativo di colpire i pirati, che invece finisce per intrappolare nella sua rete anche i pesci più piccoli e innocenti. Si potrebbe quasi immaginare il Piracy Shield come quel pescatore che, orgoglioso del suo enorme retino, si stupisce di non aver catturato nulla all’infuori di qualche scarpa vecchia e molte lamentele dei bagnanti.

La morale della storia? Forse che, nel tentativo di catturare i “pirati”, è bene assicurarsi di non finire per affondare anche le navi degli innocenti. O, almeno, di lasciare un po’ di spazio per i pappagalli.

Del resto un cialtrone è per sempre.

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