Il Brontolone: il sassolino nella scarpa

Tuesday, October 21, 2008

NOTA: Questo è un vecchio post, ma ha più senso qui che in PostOffice2

Il Brontolone: il sassolino nella scarpa
Ok non farò mai carriera in questo mondo.

Lo so e ne sono moderatamente cosciente, sono le piccole cose che ti fanno capire se hai possibilità in tal senso. Io purtroppo ho un pessimo carattere, non amo la politica in azienda, ne i dietrologismi. Intendiamoci, non sono naive, so che le aziende sono innanzi tutto politica allo stato puro, ma semplicemente trovo il tutto noioso e frustrante.

Lascio volentieri le preoccupazioni agli altri, ai "seri professionisti",  manager importanti che sanno come vanno le cose.

Oddio, intendiamoci, esistono comunicazioni che non devono essere gestite con leggerezza, ma ve ne sono altre che potrebbero e dovrebbero poter fluire all’interno della struttura aziendale con maggiore facilità. Senza scomodare Galbraith e e sue teorie sulla comunicazione aziendale, mi sembra che, dato l’assunto che sapere=potere, oggi come oggi si tenda più a gestire il potere, e vieppiù  l’informazione, come risorsa personale che come strumento di mutua crescita.

Purtroppo il fluire della informazione deve corrispondere ad un atteggiamento diverso sia da parte di chi la informazione la fa girare, che da chi la riceve. Esistono livelli di presa in carico della responsabilità importanti e diversi: ad esempio da un lato vi è, da parte di chi fa fluire l’informazione, l’obbligo della gestione e recepimento dei feedback, ma dall’altro l’obbligo del feedback, soprattutto quando esplicitamente richiesto.

Solo cosi l’informazione da statica diventa una entità dinamica che crea un valore per entrambe le funzioni coinvolte (emittente e ricevente).

Da cosa viene fuori la riflessione? Sarà l’influenza o sarà il fatto che ogni tanto gli effort per dare un servizio alla comunità vengono interpretati come atto di lesa maestà o peggio come atto di attacco personale? (Va da se che faccio sempre fatica a capire come possa essere considerato un attacco la notifica di un problema pubblico e un suggerimento dato per tamponarlo.)

Trattasi di un pensiero che nasce da più o meno recenti feedback che ho avuto (alcuni diretti altri no).

Trovo innanzi tutto estremamente buffo l’uso lo strumento della critica indiretta (con, addirittura,  minacce del tipo, "meglio che non lo veda a meno di x metri di distanza") portata a "il suo capo".  Che poi  questi siano lamenti perché’ non sono abbastanza professionale nel dare comunicazioni, anche quando questo effort è extra lavorativo risulta tra il ridicolo e l’imbarazzante.  Per altro, pur rendendomi conto che la forma, più che la sostanza, sia oggetto di valutazione da parte di molti, proprio nella forma si hanno le cadute di stile più gravi.

La critica diretta invece, sicuramente più lecita, spesso difetta di tatto (vabbeh sono l’ultimo a potersi lamentare), di stile e molte volte presta il fianco ad imbarazzanti osservazioni su come vengono gestite politicamente le cose in azienda o del livello di maiestatis di cui la persona si sente investita. Ovviamente in questo caso i fraintendimenti sono anche più plausibili, certe volte si tende a ripetere nelle comunicazioni esterne lo stesso stile di quelle interne.

Facendo un rapido escursus mi ricordo:

"…I panni sporchi si lavano in famiglia…",
eppure talvolta proprio nel lavarli fuori si vedono soluzioni e supporti, il "pensiero laterale" non è uno strumento utile se rimane chiuso tra 4 pareti e non viene utilizzato per scambiare informazioni.
Per altro sul concetto di famiglia ho problemi, a parte la nota vagamente mafiosa della affermazione, chi determina che una funzione aziendale appartiene, o meno, alla famiglia?

"….Avevi "promesso" che…."
E’ vero non sempre riesco a coprire tutte le richieste, e talvolta rimango a corto di risorse (temporali eo economiche), ma da qui andare a lamentare la scarsa "professionalità" ce ne corre. Se poi consideriamo che spesso sono poi gli stessi soggetti che tendono a trattare con sufficienza le controparti, indipendentemente quali che siano, viene logico chiedersi se il problema della "lesa maestà" non sia in realtà un loro problema, e una loro bizzarra interpretazione di ruolo e professionalità. insomma chiedo scusa se non mi posso permettere un server per download più veloce di quello che metto a disposizione, ma questo

"… tu lo hai detto anche a…."
Altra obiezione che mi lascia perplesso. quale che siano le dinamiche aziendali e personali interne nel momento in cui una informazione condivisa su diversi layer aziendali diventa un problema (stiamo ovviamente parlando di informazioni tecniche) allora forse il problema serio non è la notifica tecnica in se, ma la gestione del potere e delle dinamiche politiche interne all’azienda che dovrebbero essere riviste.

La cosa più grave è che ancora mi rende perplesso tutto l’effort impiegato da questi individui nel consumare inutilmente risorse mentali, a meno che, come il mio scrivere di adesso, non serva per meglio gestire il proprio stress e sopravvivere alle intense giornate lavorative (loro, perché’ io, notoriamente, non faccio nulla, non so nulla e soprattutto non servo a nulla…anzi) 🙂

ciaps
A

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