55 Il giorno dopo

Andiamo oggi è il 26 Agosto, dopo aver avuto il sito down per un paio di giorni a causa di una configurazione di network errata (il mio provider mi aveva omaggiato una CDN che non puntava a nulla) sono qui.

Sono 55, non che me li senta, e non per la incipiente sordità. Non mi ci strappo neanche i capelli, per ovvia calvizie 😂. Non me li sento perché sono quello che sono, nel bene e nel male.

Non sono arrivato ma non ho più l’anelito di arrivare. Trovo tenerezza per i carrieristi, non cerco più neanche soddisfazione nel lavoro, cerco soddisfazione in quello che mi da soddisfazione, si può fare la differenza in tanti modi, anche facendo sorridere qualcuno o facendolo pensare fuori dagli schemi, se poi questo verrà scordato…pazienza è stato.

Non ho la pretesa che il mondo capisca il mio punto, e se vedo tanti che il punto neanche sanno quale sia gli dedico un post o una risposta senza pensare che possa cambiargli il pensiero.

Ok talvolta, lo confesso, per amor di polemica gioco di sponda con gli incazzosi assolutisti, mentre loro si arrabbiano io mi diverto con ironia e sarcasmo. Ma non sono mai stato uno politically correct o accondiscendente.

Ma diciamo che due considerazioni giunti al primo millesimo della mia vita (no ho dipartite prossime in programma) sono doverose.

Ci sono cose che puoi dire, altre che non puoi dire in pubblico. Per fortuna un piccolo blog come il mio mi permette anche considerazioni personali, così se le leggi, o lettore, è colpa tua, non puoi dire che non ti ho avvertito.

Sono 55 anni che navigo tra voi mortali e ancora mi stupisco e non capisco. Navigo tra voi mortali non perchè io sia immortale, ma perchè la mortalità accompagna tutta la nostra esistenza, anche se vi credete immortali o anelate all’immortalità.

E persino se la vostra fama vi sopravvive, vorrei che fosse chiaro, sarete morti. Ora non entro nel merito di reincarnazioni, universi paralleli, paradisi, inferni e purgatori. Intendo che in questa realtà (almeno per come la percepiamo) saremo morti.

Per avere un ego che voglia travalicare la mortalità umana occorre essere o incredibilmente egocentrici o avere qualità divine o essere una AI a 8 bit. A parte gli ultimi due casi (di cui uno mi è familiare) l’egocentrismo che mi contraddistingue non è così esteso.

Ma qualcosa ai posteri si può lasciare, una casa, un debito, del valore o del disvalore. Questo anche se il mondo non si ricorderà di noi.

Mi sono trovato immerso in queste profonde elucubrazioni da vecchio 🧓 quando in TV è apparso il faccione cartonato di Donald Trump.

Ora voi mi direte che razza di compleanno fai? beh dopo grigliata e abbondante birra divano e tv sono d’obbligo :-).

Tornando a Trump e seguendo un poco la convention repubblicana mi sono trovato a chiedermi quanto grande è l’ego di quell’uomo. Come considerate uno che promuove il culto della propria persona, mette membri della propria famiglia al governo, parla solo di sé e di quanto sia eccezionale, da come tutto debba essere incentrato su di lui.

Per averne un’idea basta sentire la sua intervista quando parla del fratello morto. Le sue parole variano dal “non era invidioso di me” al “mi ammirava molto”. Eccheccazzo, possibile che anche la memoria del fratello ancora caldo debba essere incentrata su di lui? Ma neanche (forse) Lukashenko.

E ascoltando la convention la pletora di lacchè di cui si circonda è altrettanto imbarazzante, sapete chi mi ricorda?

Kim Yong Un, stesso stile, stesso gusto per lo sfarzo, stessi risultati oggettivi…

Sto divagando, come al solito.

Ma pensando a lui mi sono reso conto di quanto non vorrei che la mia impronta su questo mondo sia come la sua, e anche se non avrò un monumentale quanto inutile muro-monumento al confine di Vistarino, preferisco sapere di essere stato, in qualche modo, utile. Poi una volta dipartito anche se non si ricorderanno di me, non credo me ne farò un cruccio.

Ho sempre pensato che il culto della personalità funzioni o per i dittatori (in potenza o in atto) o per gli artisti (veri o presunti). Hanno cose in comune in quanto spesso fanno tesoro del culto, tutto da dimostrare, della loro indispensabilità verso il mondo. Oddio ci sono anche politici presenzialisti come il cazzaro verde” al secolo “il capitano” Salvini, che già nella scelta oculata del soprannome (lo ha scelto lui non nasce dal “popolo”) dimostra come il culto della personalità sia in diffusione allargata.

Ma ancora quello che mi da più fastidio sono i minions che li seguono acefalicamente. E questo indipendentemente da meriti che possano avere, anche se nei 3 soggetti politici non me ne sovvengono mentre lato artistico qualcuno poi in fondo ne riconosco.

Credo di essere sempre stato più o meno cosi, ma lo ho realizzato anni fa in una convention aziendale a Malta.

Alla cena aziendale erano tutti carini in giacca e cravatta grigio\nera, mentre io li guardavo mi dicevo che non avevo interesse a diventare così. Ero già vestito in bianco con pantaloni di cotone e camicia di fattura messicana, ma decisi che tutto sommato ero stufo di preoccuparmi e il giorno dopo, dopo aver fatto l’asino con una moto d’acqua in affitto per un poco, andai a comprarmi il primo anello, adesso ne ho per tutte le dita (mediamente 12).

SI me lo hanno fatto notare, come sia non professionale, “che poi i clienti si ricordano di te per gli anelli”, az ecco il culto della personalità post mortem.

Stream of consciousness? Potrei rubare a joyce la scusa di scrivere pensieri slegati, ok il suo era stile limpido per me sarebbe evitare di sistemare le cose in fila.

Non so che senso abbia questo post, ma forse un senso non lo deve avere.

Il prossimo vedremo.

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