Reati universali e dove trovarli

Parte 1: L’Italia paladina della giustizia globale

Ah, che giornata memorabile per il nostro amato Paese! Finalmente, con 84 voti favorevoli e 58 contrari, il Senato ha approvato la legge che rende la gestazione per altri (GPA) un reato universale. Sì, avete capito bene: la nostra giustizia, con il suo zelo senza pari, non si limiterà più ai confini nazionali. Ora siamo pronti a perseguire chiunque osi partecipare a questa pratica, anche se si trova dall’altra parte del mondo, in paesi dove è perfettamente legale. D’altronde, chi meglio dell’Italia può ergersi a difensore della morale internazionale?

La proposta di legge, avanzata da Fratelli d’Italia, non è esattamente un capolavoro di complessità giuridica. Un solo articolo, un piccolo cambiamento alla legge del 2004 che vieta la GPA in Italia, e boom, missione compiuta: «Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana». Geniale, non trovate? In un colpo solo, abbiamo esteso il braccio della giustizia italiana ovunque ci siano cittadini italiani che pensano di sfuggirci solo perché hanno attraversato un confine. Peccato per loro.

Il principio di territorialità? Antiquato!

Diciamocelo, il principio di territorialità, sancito dall’articolo 6 del Codice Penale, è una vecchia reliquia giuridica che è ora di superare. Dice che la legge penale si applica ai reati commessi in Italia, ma noi siamo avanti. Perché limitarsi a ciò che succede sul nostro territorio quando possiamo punire anche quello che i nostri cittadini fanno altrove? La GPA è perfettamente legale in paesi come Canada, Stati Uniti, o Regno Unito? E chi se ne importa? Se per noi è reato, lo è ovunque. Se decidi di andare all’estero per ricorrere alla GPA, sappi che appena torni in Italia ti aspetta un bel processo, e non pensare che il fatto di aver rispettato le leggi di altri paesi ti salverà. Il nostro senso di giustizia globale è implacabile.

Proporzionalità? Ma chi ne ha bisogno!

Ah, la proporzionalità delle pene, quel concetto ormai sorpassato. In un mondo in cui le pene devono essere commisurate alla gravità del reato, l’Italia ha deciso che la GPA è un male talmente grande da meritare pene da capogiro. Due anni di reclusione e una multa fino a un milione di euro. Già, avete capito bene, un milione. Perché punire la GPA come se fosse un reato minore? La legge prevede pene simili per reati gravi come l’estorsione e la truffa su larga scala, ma noi abbiamo deciso di metterci la GPA, per non farci mancare nulla.

Perché ci dovrebbe interessare che questa pratica sia regolamentata in altri paesi con tanto di tutele per le donne gestanti? Noi facciamo di tutta l’erba un fascio. Che ci sia una donna che ha scelto volontariamente di portare avanti una gravidanza per conto di qualcun altro con tutte le protezioni legali del caso non ci interessa. Per noi, si tratta di un reato contro la morale e, si sa, la morale italiana è il faro che deve illuminare anche il resto del mondo. Dunque, perché preoccuparsi di garantire che le pene siano proporzionate alla gravità del fatto? Abbiamo deciso che la GPA è grave quanto un crimine contro l’umanità, quindi è giusto trattarla come tale.

Principio di legalità? Un fastidio tecnico!

E poi c’è il vecchio e caro principio di legalità. Dice che nessuno può essere punito per un fatto che non era reato al momento in cui è stato commesso. Ma chi ha davvero tempo per preoccuparsi di queste sottigliezze costituzionali? Se hai fatto ricorso alla GPA in un paese dove è legale, ma per noi è reato, beh, ci dispiace, ma ti becchiamo lo stesso. La legge italiana ti segue come un’ombra, non importa quanto lontano tu vada.

Si dirà che il diritto internazionale privato prevede che il reato debba essere tale anche nel paese in cui è stato commesso per poter essere perseguito in Italia. Ma che importanza ha? Se le leggi di altri paesi non sono in linea con la nostra visione morale, tanto peggio per loro. La nostra giustizia è più alta, più pura, più giusta, e non si farà intimidire dalle leggi altrui.

E poi, i bambini nati dalla GPA? Beh, come dire, si adatteranno. Sì, è vero, il principio dell’interesse del minore è generalmente ritenuto fondamentale in ogni ordinamento giuridico che si rispetti. Ma qui stiamo parlando di qualcosa di più grande: la difesa della morale nazionale. Se quei bambini devono crescere sapendo che la loro nascita è considerata un reato qui in Italia, pazienza. Dopotutto, qualche sofferenza in più nella loro vita non farà che rafforzarli.

Verso uno Stato etico

Ma il vero capolavoro di questa nuova legge sta nel suo respiro più ampio. Volete sapere il segreto? Non si tratta solo della GPA. No, qui c’è di più, molto di più. L’Italia sta diventando uno Stato etico, e questa legge è solo l’ultimo esempio di un’evoluzione—o, a seconda dei punti di vista, involuzione—del nostro ordinamento giuridico. La GPA è solo una tessera del mosaico: prima di lei c’era il PiracyShield, con cui abbiamo deciso di applicare le nostre leggi anche a fornitori di VPN o DNS per implementare e denunciare tentativi di accedere a streaming illegali. Siamo davvero sulla buona strada per imporre la nostra morale a livello globale. (vedi articolo sotto 🔽)


Giustizia globale su tutto il globo terraqueo

PiracyShield: il precursore

Il PiracyShield, per chi se lo fosse perso, è un’altra meraviglia giuridica che consente all’Italia di punire la pirateria digitale, anche quando questa avviene tramite VPN o servizi di DNS che operano dall’estero. Questo sistema è progettato per bloccare illegalmente flussi video di eventi sportivi entro 30 minuti dalla loro segnalazione, e obbliga gli ISP italiani a intervenire immediatamente. E non solo: se un fornitore di VPN o DNS non coopera, può essere bloccato in Italia. L’idea è chiara: costringere tutti, anche aziende estere, a piegarsi alla legge italiana, altrimenti… fuori dal gioco.

SPID obbligatorio per l’accesso ai siti pornografici: sorveglianza morale 2.0

E, come se non bastasse, c’è anche l’idea di mettere lo SPID obbligatorio per l’accesso ai siti pornografici. Giusto, perché la moralità non si ferma alla GPA e alla pirateria digitale. Vuoi vedere un filmato hot? Prepara il tuo SPID. L’Italia ha deciso di assumere il ruolo di guardiano morale anche nel cyberspazio, imponendo controlli severissimi su ciò che puoi o non puoi fare con il tuo tempo libero. Non si tratta solo di tutelare i minori, no no, qui c’è di più: è il tentativo di monitorare, controllare e regolamentare ogni aspetto della tua vita digitale. La sicurezza, certo, ma anche un bel po’ di controllo etico non guasta mai.

Il garantismo? Che noia!

E poi c’è il caro, vecchio garantismo. Ricordate quei fastidiosi concetti come il diritto alla difesa, il principio di legalità, la proporzionalità della pena? Sì, proprio quelli che un tempo erano considerati la colonna portante del nostro sistema giuridico. Beh, ora possiamo lasciarceli alle spalle. Questo è un nuovo capitolo della storia giuridica italiana: quello in cui lo Stato non si limita a perseguire i crimini, ma impone la sua morale ovunque.

E a chi si lamenta che questa nuova legge potrebbe avere ricadute sui bambini nati dalla GPA? O che potrebbe generare conflitti di giurisdizione con paesi in cui la GPA è legale e regolamentata? E chi se ne frega! Noi sappiamo cosa è giusto e cosa è sbagliato, e il resto del mondo deve solo adeguarsi. Se ci saranno cause legali, processi, e conflitti diplomatici, tanto meglio

… È il prezzo da pagare per difendere la nostra morale nazionale.

Presunzione di flagranza di sospetto reato?

Ah, sì! Come ho potuto dimenticare il vero cuore di questa brillante innovazione giuridica: come dimostrare il reato in sede giudiziale. Dopo tutto, una legge così audace merita di essere applicata con rigore, no? Ma vediamo un po’… come diavolo facciamo a dimostrare che qualcuno ha commesso questo terribile crimine della GPA all’estero? Certo, le intenzioni sono nobili, ma i dettagli pratici… beh, sono tutta un’altra storia.

Le difficoltà probatorie: un rompicapo internazionale

Già, perché non basta dire “hai commesso un reato all’estero, ora ti puniamo”. Ci vogliono le prove, e qui iniziano le vere risate. Dove e come troveremo le prove che un cittadino italiano ha partecipato a un accordo di GPA in un paese dove tutto è legale, trasparente e perfettamente regolamentato?

Primo, dobbiamo ottenere documenti, contratti, certificati medici, e magari anche qualche testimonianza di chi ha partecipato alla gestazione per altri. Ma ecco il problema: se la pratica è legale all’estero, gli Stati coinvolti non avranno alcun interesse o obbligo di collaborare. Immaginate la scena: l’Italia chiede alla California o al Canada di consegnare prove su un contratto di GPA perfettamente legale in quelle giurisdizioni. Le autorità locali, probabilmente, ci faranno un bel sorriso e ci risponderanno con un cordiale “no, grazie”. D’altronde, perché mai dovrebbero aiutare un altro paese a perseguire qualcosa che da loro è legale?

E anche ammesso che riusciamo a mettere le mani su qualche documento, come possiamo dimostrare che la condotta avvenuta all’estero soddisfa tutti i requisiti per essere considerata un reato secondo le norme italiane? Chi ha fatto cosa, quando, e in che contesto? Saremo in grado di ricostruire con precisione le circostanze dell’accordo? Come identificheremo le responsabilità individuali in un contesto legale così diverso dal nostro? E la ciliegina sulla torta: come faremo tutto questo rispettando i diritti della difesa? Forse con un po’ di magia?

Cooperazione internazionale? Buona fortuna!

E non dimentichiamoci della tanto amata cooperazione internazionale. Sì, perché senza la cooperazione giudiziaria tra Stati, dimostrare un reato commesso all’estero è praticamente impossibile. Ora, pensiamo per un attimo: siamo davvero convinti che paesi come il Canada, gli Stati Uniti o il Regno Unito (dove la GPA è perfettamente legale e regolamentata) siano disposti a collaborare con l’Italia per perseguire i propri cittadini o chi ha fatto ricorso alla GPA secondo le leggi locali? La risposta, con tutta probabilità, è un fragoroso no.

E ancora, anche ammesso che riusciamo a ottenere qualche informazione, non sarà comunque facile. Dovremmo avviare lunghe rogatorie internazionali, un processo che può richiedere anni. Nel frattempo, le prove potrebbero diventare irrecuperabili, testimoni potrebbero sparire, e tutto si dissolverebbe in una nebbia giuridica. E alla fine, se non riusciamo a dimostrare nulla, avremo solo perso tempo e denaro per perseguire un reato che, nel paese dove è stato commesso, non è neppure considerato tale.

L’identificazione dei responsabili: un gioco delle tre carte

Ma supponiamo che, miracolosamente, si riescano a ottenere documenti, prove, e testimonianze dall’estero. Ora dobbiamo dimostrare chi ha fatto cosa. E qui il vero divertimento inizia. Chi è responsabile di questo reato internazionale? I genitori intenzionali? Gli intermediari? La madre surrogata stessa?

La GPA coinvolge una catena complessa di persone: medici, avvocati, cliniche, consulenti legali e psicologici. Chi sarà considerato il principale colpevole? Sanzioniamo i genitori intenzionali, che hanno commissionato la GPA? O forse dovremmo colpire anche la madre surrogata, che potrebbe aver firmato un contratto legale e regolare nel proprio paese? E i medici che hanno assistito la procedura? Andremo anche contro di loro, nonostante abbiano seguito le leggi del proprio Stato? È un gioco delle tre carte giuridico, e l’unico perdente sembra essere la chiarezza.

Conflitti di giurisdizione: la giostra legale

E poi c’è l’incantevole questione dei conflitti di giurisdizione. L’Italia punirà un reato che, per definizione, non è tale in molte altre giurisdizioni. E cosa succederà quando il nostro cittadino italiano tornerà in Italia con un bambino nato attraverso GPA all’estero? L’Italia potrà non riconoscere il legame familiare, creando situazioni di discriminazione e danno per il minore. Ma come farà a dimostrare che il bambino è nato da un reato? E come si armonizzeranno queste sentenze con le decisioni dei tribunali stranieri che hanno regolamentato la GPA e riconosciuto quei legami familiari?

Le sentenze internazionali, i trattati sul diritto familiare, e le norme di protezione dei minori non sono esattamente “facili da ignorare”. Ci troveremo in una situazione di collisione giuridica, in cui il diritto italiano si scontrerà con quello degli altri paesi. I tribunali internazionali e le corti di giustizia europee, in particolare la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), avranno molto da dire, soprattutto perché il principio del superiore interesse del minore è uno dei pilastri su cui si fondano le decisioni internazionali sul riconoscimento della filiazione.

Una ennesima legge per farci ridere (e piangere)

In definitiva, dimostrare il reato di GPA universale sarà come cercare di costruire un castello di carte in mezzo a una tempesta di vento. Tra le difficoltà probatorie, la mancanza di cooperazione internazionale, i conflitti di giurisdizione e i diritti dei minori, l’applicazione di questa legge sarà un disastro annunciato.

Ma non disperate: almeno ci sarà da ridere (o da piangere) quando vedremo i tentativi del sistema giudiziario italiano di destreggiarsi tra questi ostacoli impossibili. L’importante, in fondo, è che l’Italia abbia dimostrato ancora una volta di essere all’avanguardia nella giustizia morale globale, senza badare troppo ai dettagli pratici. Che poi funzioni o no, è un’altra storia!

Verso uno Stato etico globale?

Insomma, l’Italia si sta muovendo verso una nuova era, quella dello Stato etico globale. Un paese che non si limita a regolamentare ciò che accade entro i propri confini, ma che si arroga il diritto di imporre la propria visione del mondo ai propri cittadini, ovunque essi si trovino. Non è più questione di applicare leggi giuste o eque. No, ora si tratta di applicare la nostra morale, ovunque e comunque, senza lasciare spazio a dubbi o interpretazioni. Dopotutto, siamo italiani, e chi meglio di noi può indicare al mondo la via da seguire?

Quindi, preparatevi, perché questo è solo l’inizio. Se oggi è la GPA, domani potrebbe essere qualsiasi altra cosa. Se vi sembra che stiamo diventando un po’ troppo invasivi nei vostri affari privati, non preoccupatevi: è solo la nostra giustizia universale che lavora per voi, ovunque siate, con buona pace del diritto internazionale e del garantismo.

Oggi, lo confesso, sono un po più preoccupato di qualche tempo addietro. Vorrei essere rassicurato, ma legulei ed affini non collaborano 🙂

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