Lo so lo so non devo …. ma più sento le notizie e più mi deprimo. Volevo scrivere sul blog di tutt’altro, e mi trovo ancora a commentare il Silvio Nazionale.
Ora non è che muoia dalla voglia di commentare su di lui, ma purtroppo è sempre di lui che si parla nei TG. Per altro evito accuratamente di guardare le news in periodo elettorale, ho un limite fisiologico alla quantità di idiozie che riesco a processare senza sentirmi male, purtroppo talvolta ci capito per errore ed ecco cosa vedo:
Non mi avrebbe attirato l’attenzione se non fosse che il tutto è avvenuto a Cinisello, dove sono cresciuto.
Ora ho scoperto che siamo antropologicamente divisibili per appartenenza politica, una volta erano i gay ad esserlo, adesso i comunisti. Per altro ho apprezzato il fatto che “comunista” sia diventato un termine offensivo, cercheremo di farlo derubricare dai dizionari.
Che poi chiunque sia critico nei confronti di Berlusconi diventi automaticamente comunista, beh, conosco anche persone che potrebbero sentirsi perplesse.
Non entro nel contesto del discorso del premier, e delle imbarazzanti contraddizioni di comportamento e parola. Ne entro nel merito della contestazione che non ho seguito.
Ma non posso fare a meno di notare che a fronte di un legittimo comizio, potrebbe essere anche legittimo il diritto alla contestazione, a patto che rimanga in termini di civile convivenza. L’uso dell’insulto testimoniato, ad esempio, dal video qui riportato da YouTube rende difficile collegarlo al democratico confronto fra parti.
Tendenzialmente dire a qualcuno che fa pena o disgusto, rientra nel novero degli insulti, non è cosi invece dargli del comunista.
Ovviamente dall’altra parte non sono mancate urla del tipo “FASCISTI”, ed io se fossi un fascista mi offenderei, non fosse altro per la abissale differenza del modello di stato che era indicato dal movimento fascista e quello proposto da Berlusconi (si faccia riferimento al mio altro post su destra e sinistra).
NOTA: Non sto facendo apologia del fascismo ne del comunismo, mi limito indegnamente, a cercare di riportare le definizioni al loro corretto significato.
La cosa che più mi ha dato fastidio però è ancora una volta il discorso della maggioranza della popolazione. Capisco che la politica non sia luogo di raziocinio o gestione corretta dei numeri, ma mi da fastidio che si faccia dei numeri un uso cosi allegro. Dopo la finanza creativa, i bilanci acrobatici ecco la statistica magica.
Avevo già fatto un articolo sull’argomento a seguito delle elezioni europee, a fronte del generale massacro dei numeri e del senso del razionale. Ancora una volta inviterei le parti a ragionare in maniera lucida.
Senatori e deputati sono eletti in funzione del numero di votanti EFFETTIVI e ripartiti percentualmente sul numero di voti EFFETTIVI. Questo significa che l’unico modo per avere una coincidenza tra la maggioranza reale della popolazione e la maggioranza al parlamento è di avere più del 50% solo se la quantità di astenutischede nulle è nullo.
All’aumentare della astensione aumenta quindi la percentuale rappresentativa necessaria in parlamento per poter dire che la maggioranza reale (e non relativa) è di questo o quel partito.
Non discuto che ad oggi il PDL ed alleati disponga della maggioranza relativa dei voti e quindi, per le modalità di distribuzione del voto in Italia, la maggioranza in parlamento.
Ma da qui a dire di avere la maggioranza assoluta ne corre. A meno che io abbia un problema uditivo e non senta la parola “relativa”. Umm però se aggiungiamo “relativa” parte del discorso perde il suo impeto.
Se non ci credete provate a fare un esercizio matematico.
Ah, già, la matematica non serve, è roba astratta.
Sigh
A
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