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Cancellata la pena di 18 anni per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di disastro ambientale, che dice: “Nel processo diritti violati, a Torino teoria del complotto”. Ma il pm Guariniello rilancia: “Non è un’assoluzione, adesso apriamo il capitolo omicidi”. In fumo tutte le provvisionali I familiari delle vittime in Aula gridano: “Vergogna”. Chiamparino: “Profonda indignazione”
Voglio andare controcorrente, la sentenza non mi scandalizza, al contrario la trovo coerente col disastrato impianto generale della giustizia in Italia.
Disastro ambientale, una accusa che meriterebbe un giudizio invero assai più rapido di quello che abbiamo avuto.
Lo scandalo è nel fatto che questa vicenda si trascina dal 1986 (siamo alla fine del 2014, parliamo di 28 anni) e il problema non è di mero abbruttimento di una zona, ma di contaminazione con una sostanza altamente cancerogena che, ad oggi, ha provocato solo a casale monferrato 1830 morti, per un totale di oltre 3000 nel nostro paese.
Non ho letto il dispositivo della sentenza, ne credo che lo leggerò, ma se le motivazioni date dalla cassazione sono legate, come sembra, al termine dei termini di prescrizione si tratta della ennesima sconfitta del nostro sistema giudiziario.
Personalmente trovo più corretto in questi casi dividere la attività giudiziaria in 2 tronconi: il disastro ambientale da un lato, e la strage dall’altro, perchè 3000 vittime non possono essere non considerate strage.
Ma trovo francamente ridicolo che nel 2014 si inizi a parlare di possibile causa per omicidio, non perchè non si debba fare, ma perchè andava fatto molto prima.
Ancora una volta non ci saranno colpevoli, ma solo vittime ( persino Stephan Schmidheiny si atteggia a vittima di un sistema giudiziario che lo ha, in realtà, salvato grazie alle sue inefficienze), ancora una volta non ci saranno responsabili ne dal punto di vista etico ne da quello morale, perchè i dirigenti legati alla vicenda eternit non credo si sentano in alcun modo responsabili, e Schmidheiny ha chiaramente espresso il suo pensiero in tal senso. Anzi secondo lui un risarcimento andrebbe dato alla sua società vittima di accanimento giudiziario.
Casale è una deliziosa cittadina, la conosco, mia figlia ci andava a studiare danza, una deliziosa cittadina che non ha finito di pagare il suo tributo di morti per questa vicenda, una vicenda che non ha visto ad oggi una degna conclusione ma solo il fomentare per l’ennesima volta dolore e costernazione di fronte ad un sistema Italia che continua a cadere a pezzi di fronte ai nostri occhi.
E non si tratta di rivedere i termini di prescrizione, si tratta del fatto che non si possono costringere delle persone ad aspettare 28 anni per avere una parvenza di giustizia per poi sentirsi dire: abbiamo scherzato, è passato troppo tempo e quindi non possiamo giudicare.
28 anni sono la vera cifra di questa vergogna, e anche se cosi non sarà, vorrei che nella sentenza della cassazione fosse spiegato perchè e per colpa di chi ci sono voluti 28 anni per arrivare ad un nulla di fatto, mentre la gente continua a morire.
Antonio
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1830 morti in prescrizione by The Puchi Herald Magazine is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License.